Transizione 4.0: Il 2022 è l’anno giusto per fare investimenti

25/01/2022

Dalla proroga del piano Transizione 4.0 al rifinanziamento della Nuova Sabatini e del Fondo di Garanzia, dal potenziamento del nuovo Patent box agli incentivi per la transizione industriale ed ecologica, dalle misure a favore dell’internazionalizzazione al rinvio di sugar e plastic tax: nella Legge di Bilancio per il 2022, il cui valore complessivo ammonta a ben 36,5 miliardi di euro, le imprese trovano importanti interventi mirati a supporto della competitività.

Dopo due anni di misure straordinarie per tamponare i danni causati dalla Pandemia, una legge di bilancio – quella dello scorso anno – orientata in parte all’emergenza e in parte all’anticipo delle misure del PNRR, il Governo aveva il difficile compito di proseguire l’opera di sostegno alle imprese nei limiti di una finanza pubblica che non ha propriamente risorse illimitate, anche considerando l’enorme impatto sulle casse dello Stato della riforma fiscale che si è deciso di avviare.

“Le imprese possono complessivamente essere soddisfatte delle misure previste nella nuova Legge di Bilancio, soprattutto se si considera la parte relativa al supporto agli investimenti in digitale e innovazione”, commenta Michele Bonelli, CEO di Vendor, una delle principali realtà italiane impegnate in finanza agevolata e consulenza a supporto dei processi di digital transformation delle imprese.

Tra le misure più importanti figura la proroga del Piano Transizione 4.0: un provvedimento “non dovuto”, visto che il piano non era in scadenza, e proprio per questo importante. “Il Governo ha voluto offrire alle aziende un orizzonte di medio termine, fino a fine 2025 per l’acquisto di beni strumentali 4.0, con consegna possibile fino al giugno 2026, e addirittura fino al 2031 per le attività di ricerca e sviluppo. In questo modo le imprese possono pianificare i loro investimenti in un’ottica pluriennale, anche se – diciamolo chiaramente – è il 2022 l’anno in cui conviene di più farlo“, commenta Bonelli.

Ricordiamo infatti che mentre per il 2022 le aliquote arrivano al 40% per investimenti fino a 2,5 milioni, al 20% per investimenti da 2,5 a 10 milioni e al 10% per investimenti da 10 a 20 milioni; dal 2023 tutte le aliquote saranno dimezzate: 20% per investimenti fino a 2,5 milioni, 10% per investimenti da 2,5 a 10 milioni e 5% per investimenti da 10 a 20 milioni.

“È chiaro che le maggiori aliquote previste per il biennio 2021-2022 e finanziate con i fondi del PNRR non potevano essere confermate nella stessa misura per il futuro, quando saranno completamente a carico del bilancio dello Stato”, spiega Bonelli.

Il dimezzamento dal 2023 rappresenterebbe un vero e proprio “scalone”, ma non è detto che le cifre definitive saranno quelle. “Il Governo ha promesso un tavolo con le imprese per discutere come proseguire – e nel caso rivedere – il piano Transizione 4.0 dal 2023. Ma intanto portiamo a casa l’impegno minimo che è quanto stabilito in legge di bilancio”, afferma Bonelli.
Le opportunità del cumulo tra incentivi

La proroga del piano Transizione 4.0 non è la sola buona notizia di fine d’anno. “Il 31 dicembre la Ragioneria dello Stato ha diramato la circolare numero 33 nella quale spiega che non esiste nessun divieto di cumulo tra le misure finanziate con le risorse del PNRR e altri incentivi per gli stessi investimenti, ma soltanto un divieto di doppio finanziamento”, sottolinea Bonelli. Questo importante chiarimento, quindi, fuga ogni dubbio sulla cumulabilità proprio delle misure previste dal piano Transizione 4.0 e altre misure come ad esempio la Nuova Sabatini e il credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno.

Ricordiamo infatti che anche la Nuova Sabatini figura tra le misure rifinanziate da questa legge di bilancio. La misura, che sostiene gli investimenti produttivi delle micro, piccole e medie imprese con un contributo a sostegno degli interessi pagati per il finanziamento contratto al fine di acquistare beni strumentali, è infatti stata integrata con 900 milioni fino al 2027, anche se non ci sarà più la possibilità di fruire dell’incentivo in un’unica quota. “La fruizione in un’unica rata resta valida solo per finanziamenti sotto i 200.000 euro”, spiega Bonelli. “Tuttavia il rifinanziamento di questo incentivo, che sui beni 4.0 offre un beneficio finale del 10% e la conferma della possibile cumulabilità con i crediti d’imposta del piano Transizione 4.0 sono una bellissima notizia per le imprese che intendono investire nelle tecnologie abilitanti per l’Industria 4.0”.

Nota negativa invece il mancato inserimento del Credito d’Imposta Formazione 4.0 che, al momento, continuerà ad essere operativo solo fino al 2022. “Investimenti in macchinari e formazione sono due facce della stessa medaglia, entrambi indispensabili per supportare lo sviluppo delle imprese. È solo agendo su entrambi che le imprese riusciranno ad acquisire maggiore competitività. Anche su questa eventuale proroga auspichiamo quindi una riflessione da parte delle forze politiche”, commenta Bonelli.

Fonte: Innovation Post

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